martedì 31 marzo 2020

PSICOLOGIA

INDIVIDUI E GRUPPI
Ogni individuo è circondato da una vastissima rete di relazioni, che si strutturano e concretizzano nei così detti gruppi. Secondo la definizione del sociologo Robert Merton, il gruppo è un insieme di individui che interagiscono secondo determinati modelli, provando sentimenti di appartenenza al gruppo. Da ciò deduciamo come, in un gruppo siano importanti l'interazione, l'appartenenza e l'identità, oltre che la condivisione di norme, valori e obbiettivi comuni, che mantengono vivo il gruppo stesso. All'interno di un gruppo, a differenza di un aggregato o una categoria sociale, sono presenti diversi ruoli.
I gruppi possono avere diverse dimensioni: dalla diade, composta da due persone molto legate tra di loro, alla più conflittuale triade, composta da tre persone che spesso entrano in conflitto tra loro.
Quando un gruppo supera le sette persone  sembra essere più difficile la comunicazione tra i componenti, ed è più facile che si venga ad istituire la figura del leader, ovvero colui che guida ed esercita una maggiore influenza sugli altri.

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I TRATTI E I COMPORTAMENTI: GORDON ALLPORT

Lo psicologo statunitense 
Gordon Allport ha elaborato una teoria della personalità, insieme a Henry Odbert, mettendo al centro i tratti, ovvero tendenze determinanti, modi corretti e stabili dell'adattamento di un individuo al proprio ambiente. I tratti sono dunque caratteristiche della personalità che rimangono stabili nel tempo e determinano i comportamenti individuali.
Ne esistono tre tipi:
  • i tratti cardinali, ovvero quelli che influenzano la totalità delle azioni individuali;
  • i tratti centrali, cioè disposizioni che emergono in una serie di situazioni;
  • le disposizioni secondarie che sono invece meno evidenti ed emergono solo in diverse situazioni.

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LA REALTÀ PSICHICA COME SISTEMA DINAMICO
Lewin elabora una teoria sulla percezione della Gestalt.
Tutto ciò che influenza un comportamento è un campo costituito da una totalità di fatti. o elementi coesistenti e reciprocamente interdipendenti: ogni atto che compie una persona è determinato da condizioni che occorre scoprire; tali condizioni sono da ricercare nello stato della persona in quel momento e nelle caratteristiche dell'ambiente psicologico in cui la persona stessa si trova. L'ambiente psicologico è l'insieme di oggetti, situazioni presenti e future, persone ed attività, con cui l'individuo è in rapporto, consapevole o meno.

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LA TEORIA DEL CAMPO DI KURT LEWIN
Kurt Lewin è un psicologo noto come il padre della psicologia sociale: fu infatti il primo ad ipotizzare la così detta "teoria del campo", secondo la quale la rappresentazione del mondo giochi un ruolo fondamentale nelle azioni degli esseri umani.
Dopo la sua esperienza in trincea durante la prima guerra mondiale, egli pensò a come un soldato potesse percepire la trincea rispetto ad un passante che la vedeva solo al di fuori.
Giunse alla conclusione che un individuo costruisce il mondo attorno a sé, in base ai sui bisogni interni: il soldato, a seconda del pericolo a cui si trova davanti, vedrà un nascondiglio o una via di fuga, mentre il passante elaborerà l'immagine su una base psicologia di come vive il dramma che sta accadendo.

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IL CONTROLLO SOCIALELa società può esistere solo nella misura in cui riesce a far rispettare i suoi codici di comportamento. Per far ciò essa deve poter controare ilcomportamento dei suoi membri, osservandolo e valutandolo. Con controllo sociale si intende dunque tutto ciò che la società mette in atto appunto per  tenere sotto controllo la società. Sono sostanzialmente dediti ad arginareea combattere i comportamenti devianti.
La forma più efficace di controllo sociale è la socializzazione: processo attraverso cui un individuo apprende a fare proprie le norme della società. Anche le sanzioni, come abbiamo visto, sono una forma di controllo sociale.
Un altro modo particolare per controllare una società è attraverso la persuasione, che viene attuata quando chi devia non si accorge di avere deviato, ma si vuole comunque che il suo cambiamento cambi: li viene fatto dunque capire che il suo comportamento sta danneggiando gli altri.
Esiste inoltre la redifinizione delle norme, processo con il quale un comportamento inizia ad esser considerato deviante solo dopo che viene attuato.
Esistono poi e e istituzioni di controllo formale, quali la polizia, i tribunali.

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LA DEVIANZA
Quando un individuo o un gruppo viola una norma scoiale, si parla di devianza.Normalmente la collettività emette delle forme di punizione dei comportamenti devianti, mirate a far si che essi non si ripetano e non si diffondano. Questo tipo di punizione è detto sanzione, ed è proporzionale a danno fatto, generalmente. La sanzione può essere di tipo giuridico, ma anche informare, quando ad esempio si viene esclusi da un dato contesto sociale.Dal punto di vista sociologico, non esistono comportamenti veramente devianti: un comportamento è deviante solo in relazione a delle norme stabilite dalla società: deviare significa infatti, in modo molto semplice, cambiare rispetto alla maggior parte della popolazione.
Il concetto di devianza è un concetto osservativo, poiché si imita a esprimere a constatazione che quel certo comportamento non segue la stessa linea del resto delle persone. Non esistono comportamenti buoni o cattivi, ma solo conformi o non conformi ad una data norma sociale obbiettiva. Infatti ogni sistema di norme ha le sue devianze e non è altro che il prodotto di determinati eventi storici.
Emile Durkheim, sociologo e antropologo francese, sostiene che la devianza non sia una caratteristica di un certo comportamento, ma dipenda fondamentalmente dal significato e dalla definizione che una comunità dà a questi atti. Quindi un comportamento deviante dipende dal contesto socioculturale in cui questo si manifesta: un atto può essere malvisto all’interno di una società, mentre in un altra può essere addirittura considerato positivamente.Possiamo quindi parlare senza indugio di una concezione relativistica della devianza, che è stata sostenuta dai teorici delle scienze sociali negli ultimi decenni.

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IL CONFLITTO TRA GRUPPIE' di grande importanza anche il conflitto tra gruppi sociali, poiché esso può andare ad influire enormemente sulla vita dei cittadini, in quanto porta instabilità e perturbazione dell'ordine sociale.
Si ha dunque quella che Marx definisce come lotta di classe, un fenomeno caratteristico delle società industriali del XIX e del XX secolo.
In questo contesto, c'era da una parte, la borghesia che difendeva l'ordine sociale esistente e dall'altra il proletariato che lottava per l'istituzione di un nuovo ordine sociale, in cui venissero cambiati i rapporti tra classi. Per molti anni questa forma di conflitto è stata alla base di grandi conflitti, come la rivoluzione russa.
A volte però, il conflitto sociale non è unicamente negativo: può essere un modo per mantenere stabili i suoi confini, oppure aumentare la sua coesione interna, o ancora una volta per creare delle forma d'integrazione regolata con i gruppo antagonista.

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LE CONDIZIONI DEL CONFLITTOLe condizioni del conflitto sociale sono svariate.
Una delle più comuni è la scarsità e maldistribuzione delle risorse sociali e dunque un contesto di disuguaglianza sociale, percepita profondamente dalle persone.
Un'altra condizione del conflitto sociale è l'incertezza delle norme sociali, che avviene quando le diverse norme sociali entrano in conflitto tra loro, ma anche perché molto spesso le norme vengono interpretate: se le norme sociali fossero certe e stabili, lo spazio per simili conflitti si restringerebbe in modo notevole.

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IL CONFLITTO
Più ancora del mutamento, il disordine è spesso causato dal conflitto.
In ogni società esiste un ordine sociale, ovvero tutto un insieme di norme che molto spesso sono correlate alla subcultura: ovviamente l'esistenza di alcune norme implica anche la possibilità dea loro trasgressione, ed è proprio qui che nasce il conflitto sociale.
Il conflitto tra individui e tra gruppi sociali è un elemento che non può essere eliminato dalla società. Esso può assumere caratteristiche positive, qualora comporti la risoluzione di problematiche intrinseche, oppure negativamente se comporta solo disordine.
Generalmente però, si può dire che il confitto sociale nasca dalla incompatibilità degi obbiettivi perseguiti dai vari soggetti sociali, sia persone che gruppi. Questo accade perché, ogni individuo mira alla realizzazione unicamente dei propri scopi.

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IL COMPORTAMENTO COLLETTIVOCon comportamento collettivo si intende un fenomeno secondo il quale, una serie di individui agisce e ha degli effetti sulla società senza fare affidamento a ruoli o posizioni: si dice avvenga dunque in un contesto destrutturato.
Un esempio è a moda.
A questo punto possiamo capire come questo fenomeno sia alla base di profondi cambiamenti sociali, poiché un gran numero diindividui si ritrova a seguire il movimento in questione, spesso anche inconsciamente, come accade per la moda.

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IL MUTAMENTO SOCIALE E I FATTORI CHE LO DETERMINANOIn ogni società si verificano negli anni dei mutamento sociale, che possono assumere caratteri differenti: per costume, per classe, per assetti statali, ecc.
La società è generalmente caratterizzata dall'istituzionalizzazione, cosa che fa sembrare il mutamento sociale impossibile. Questo paradosso è però risolvibile attraverso il mito del progresso: nella società moderna, l'innovazione è diventata un valore vero e proprio della società, una caratteristica stabile.
Non tutti i cambiamenti provengono dall'esterno, come è facile pensare: anche in assenza di perturbazioni esterna, nessuna società è mai totalmente statica.
Un fattore comune che porta al cambiamento è la variazione demografica, come la crescita o la diminuzione della popolazione. Essa può causare emigrazioni o appropriazioni di risorse presenti nei Paesi confinati.
Un altro importante fattore caratteristico del mutamento sociale è il mutamento culturale, quindi nelle conoscenze, idee e nei valori di una certa società. 
E' interessante vedere come anche i social media siano fattore di cambiamenti sociale, come ci mostra questo articolo.

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I TIPI DI MODALITA' SOCIALE: COLLETTIVA E INDIVIDUALE
La mobilità sociale può assumere varie forme, a seconda di casi. Essa è prima di tutto, un fenomeno che può avere carattere collettivo o carattere individuale.
Più spesso accade tuttavia che la mobilità sociale sia un fenomeno individuale, ovvero quando un individuo decide spontaneamente di passare da uno strato sociale ad un altro per propria volontà.
Essa può essere di due tipi: intergenerazionale, se è fatta in base alla famiglia di origine, oppure intergenerazionale se è basata sullo sviluppo vitale di un individuo, dunque sulle sue esperienze vitali.
Mentre, se si parla di mobilità collettiva ci si trova davanti ad una mobilitazione di massa, dunque alla scelta uguale da parte di una pluralità di individui.

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LA STRATIFICAZIONE PER NASCITA
Le posizioni nella stratificazione sociale, dunque la portata delle disuguaglianze, sono spesso legate a una condizione di nascita. Dunque appare essere una proprietà intrinsecamente legata alla persona, un qualcosa che si porterà appresso tutta a vita: nella maggioranza dei casi appare infatti estremamente difficile cambiare i proprio status sociale.
Questo però non accade alle società occidentali che hanno subito il processo di industrializzazione. In esse, infatti, la gerarchia delle posizioni sociali non è stabilita per nascita, ma viene a definirsi nel corso della vita in virtù di una serie di fattori legati alla vita individuale. Dunque, a meno che non ci siano casi particolari in cui qualcosa di superiore lo impedisca, chiunque può accedere a qualunque classe sociale.

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LA MOBILITA'La nostra cultura occidentale si caratterizza proprio per un crescente dinamismo sociale, tale per cui i diversi strati e i diversi gruppi divengono sempre più mobili e multiformi.
Si parla di mobilità sociale per indicare il livello di flessibilità della stratificazione in una certa società, ossia il grado di facilità o difficoltà con cui gli individui possono passare da uno strato all'altro.

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GLI STRATI SOCIALILa stratificazione sociale è quel carattere della società per cui essa si compone di una pluralità di strati, identificati da fatto di avere diverse disponibilità nell'accedere ai vari tipi di risorse disponibili. Questo genera, ovviamente, delle disuguaglianze: un'estrazione sociale basata non sul singolo individuo, ma su un'intera cerchia di individui.

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LA DIFFERENZA DI ETA'
Anche la differenza di età è una fonte di disuguaglianza.
Infatti, la nostra società tende molto a favoreggiare o sfavorire, in termini di denaro, potere e prestigio, chi ha un'età più o meno avanzata. Per esempio, gli anziani sono una fascia di popolazione che può far conto su un reddito più basso di chi è invece di mezz'età.
Invece, i giovani, dimostrano come una condizione sociale, come l'età, possa essere interpretata nel tempo. Fino al XX secolo, la società non riconosceva affatto un'età giovanile, poiché si iniziava a lavorare fin da bambini: esisteva solo un'età adulta. Poi, nel tempo e con lo sviluppo di determinate mentalità socia, nacque l'ideale età giovanile.

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LA DIFFERENZA DI GENERELa differenza sessuale tra uomo e donna è un'altra caratteristica che crea grandissimi divari nella società. 
Il fatto che uomini e donne debbano seguire dei ruoli prestabiliti, ha portato i sociologia distinguere il sesso dall'identità di genere: quando si parla di sesso e di differenze sessuali si fa riferimento alle caratteristiche anatomiche e biologiche degli individui, mentre quando si parla di genere ci si riferisce al comportamento di femminilità o di mascolinità di un individuo.
Il sesso di una persona è dunque un dato fisico, mentre il genere è un dato sociale.

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LE DIFFERENZE ETNICHELa discriminazione sociale, cioè l'affermazione di disuguaglianze basate sulle differenze etniche, è un esempio lampante di come le differenze naturali possano essere rielaborate dalla società in forme di disuguaglianza sociale. Ciò accade quando alcuni individui appartenenti ad uno Stato vengano discriminati perché non appartengono culturalmente allo Stato in questione.
Alcuni esempi possono essere l'antisemitismo o il fenomeno dell'appartheid.

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LE DIFFERENZE TRA INDIVIDUIQuando si studia una società, è inopportuno confondere le disuguaglianze con le differenze. 
Infatti, questi due termini sono iperbolicamente differenti: le differenze sono caratteristiche naturali appartenenti al genere umano in quanto tale, ma le disuguaglianze nascono dal momento in cui l'essere umano vive in un contesto sociale, nel quale ci sarà sempre qualcuno pronto a prevaricare sull'altro.
Tuttavia spesso accade che le differenze naturali vengano viste dalla società come motivo di discriminazione.
IL POTERE
Il potere è la capacità di un individuo di influenzare e controllare il comportamento altrui. Esso si esprime in diverse forme:

  • il potere di ricompensa, la possibilità di attribuire gratificazioni materiale o simboliche;
  • il potere coercitivo, cioè la possibilità di imporre sanzioni e punizioni;
  • il potere legittimo, condivisione di norme;
  •  il potere di esempio, le persone si identificano in colui che detiene il potere;
  • il potere di competenza, riconoscimento di determinate competenze a una persona.

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POTERE INFORMALE E AUTORITÀ

Le relazioni di potere informali
Max Weber individua inoltre un'altra forma di potere, più definita ma più diffusa, che descrive come la probabilità che un certo soggetto ha di imporre la propria volontà all'interno di una relazione sociale e di vedere attuata questa sua volontà nonostante l'opposizione di altri soggetti.
Esiste quindi una manifestazione più generalizzata  e informale del potere che consiste nella capacità di ottenere qualcosa contro la volontà altrui, senza necessariamente ricorrere a dei comandi espliciti. Le disuguaglianze nella distribuzione del potere non sono un prodotto esclusivo della società istituzionalizzata, ma hanno una radice più profonda nella natura dei rapporti umani in generale.
Il potere non è solo un fatto istituzionale e burocratico: ogni interazione tra gli uomini, anche la più libera, immediata, inattesa e casuale, è in qualche modo aperta.

sabato 7 marzo 2020

SOCIOLOGIA

IL POTERE E LA DISUGUAGLIANZA

La vita sociale è in una costante tensione verso l'irrigidimento in forme stabili di comportamento e interazione, questo processo prende il nome di istituzionalizzazione, che da vita a strutture sociali come le istituzioni e le organizzazioni sociali.
All'interno di questo processo, chi deve subordinare le proprie decisioni e i propri comportamenti alle decisioni e ai comportamenti di un altro, nella gerarchia, ha una posizione inferiore a quella dell'altro.

I differenti gradi di potere
ogni organizzazione sociale ha all'interno una distinzione più o meno rigida di ruoli e posizioni, ciò comporta una distribuzione differenziata del potere. Tutte le organizzazioni sono basate su una divisione dei compiti e su una precisa attribuzione di ruoli,quindi una distribuzione gerarchica del potere, per potere funzionare.


Il principio dell'obbedienza
Il potere non è affatto limitato alla sfera della politica e dello stato. Max Weber definisce il potere di un certo soggetto nella società come la possibilità che i suoi comandi vengano obbediti da parte di altre persone.

ANTROPOLOGIA

1.Quali sono i tre tipi di matrimonio ordinariamente riconosciuti? I matrimoni possono essere di tipo monogamico, poliginico e polindrico. ...