giovedì 31 ottobre 2019

ANTROPOLOGIA

L’ADDOMESTICAMENTO DELLE PIANTE

Prima di cominciare a coltivare alcune varietà d’orzo, fagioli, ceci e grano, gli esseri umani dovevano aver avuto la possibilità di osservare attentamente le caratteristiche di certe piante selvatiche. I cacciatori-raccoglitori di oggi sono molto esperti dell’ambiente che li circonda, a maggior ragione dovevano esserlo quelli della preistoria, che vivevano in ambienti incontaminati, ricchissimi di vegetazione e abitati da moltissime specie animali. I cacciatori preistorici, inoltre, abitavano

martedì 29 ottobre 2019

PSICOLOGIA: CARL GUSTAV JUNG- LA PSICOLOGIA INVERSA

UNA VISIONE FINALISTA

Le differenze tra Freud e Jung sono molte. L’ambiente religioso in cui è cresciuto Jung, che è figlio di un pastore protestante, ha esercitato un notevole influsso sulle sue teorie, che utilizzano contributi tratti dalle religioni e filosofie orientali, dalla mitologia, dall’esoterismo. Mentre Freud può essere considerato l’erede di una visione positivistica del mondo, Jung è maggiormente legato alla tradizione romantica tedesca. L’obbiettivo dell’analisi junghiana non è, come per Freud, far riemergere i contenuti rimossi per porli sotto il controllo dell’Io, bensì aiutare l’individuo nel suo percorso di realizzazione si sé, che è l’obiettivo della sua esistenza. Un aneddoto esprime chiaramente la visione finalistica della psicologia junghiana: un viandante che incontra un freudiano si sentirà chiedere “Da dove vieni?”, mentre quello che incontra un junghiano dovrà rispondere alla domanda “Dove vai?”.
La concezione junghiana vede lo sviluppo individuale intersecarsi con quello dell’umanità; ogni individuo contiene infatti in sé le tracce delle esperienze passate degli esseri umani, tracce che sono parte del suo inconscio. Lo sviluppo individuale avviene allora in modo completo se contempla un percorso nella profondità della psiche, alla ricerca dei contenuti inconsci dell’individuo e della collettività.

PSICOLOGIA

CARATTERE DELLA NEVROSI E TERAPIA

Adler considera la nevrosi come un’accentuazione del senso di inferiorità, determinata dal contesto familiare e sociale, sottolinea come nel nevrotico prevalga la dimensione individuale su quella collettiva. Il soggetto nevrotico tende a conseguire la meta dell’autorealizzazione in modo asociale, pretendendo che la società possa soddisfare i suoi desideri egoistici e sviluppando aggressività se questo non avviene. Gli scopi individuali si configurano in contrapposizione a quelli collettivi.
La terapia attribuisce un forte peso alla dimensione cosciente: prevede un confronto diretto e aperto tra terapeuta e psicoanalista, una libera discussione attraverso la quale il paziente è rieducato alla relazione sociale e aiutato a conciliare aspirazioni individuali ed esigenze sociali.
Adler si è fortemente impegnato per il miglioramento dei servizi educativi e sociali: dopo la prima guerra mondiale, ha contribuito all’organizzazione di consultori psico-pedagogici per l’infanzia collegati al servizio pubblico. Per concludere riportiamo quanto scrive Silvia Vegetti Finzi:”Il pensiero di Adler non è un approfondimento o un ampliamento della psicoanalisi, ma una dottrina autonoma. Il movimento che a lui farà capo costruirà una vera e propria scuola con la specificità concettuale e mi organizzativa. Non avrà però la struttura forte e compatta delle società di psicoanalisi e questo spiega, almeno in parte, il relativo oblio in cui è caduta la proposta di Adler”.

PSICOLOGIA: ALFRED ADLER- IL PRIMO “ERETICO”

SENSO DI INADEGUATEZZA E VOLONTÀ DI AFFERMAZIONE

Lo psicoanalista Alfred Adler é il primo “eretico” che si distacca dalla Società psicoanalitica. Egli ritiene fondamentale considerare gli elementi sociali nell’esperienza dell’individuo: la nevrosi non ha un’origine sessuale, come riteneva Freud, ma dipende dalle relazioni che l’individuo stabilisce con gli altri esseri umani e dal senso di inadeguatezza individuale.
L’individuo aspira alla superiorità, per superare un complesso di inferiorità che ognuno sperimenta, poiché ogni bambino, di fronte all’adulto, si sente debole e vulnerabile. Inoltre, anche da adulto, ogni individuo può provare sentimenti di inadeguatezza, di inferiorità fisica o intellettiva, sentimenti che caratterizzano la sua volontà di potenza. Lo sviluppo individuale, contraddistinto da questi elementi, si configura quindi come il tentativo di compensare e di ribaltare il senso di inferiorità. Pensiamo al caso del ragazzo gracile che, attraverso impegno, sforzi ed esercizi costanti, riesce a sviluppare una muscolatura robusta è una corporatura sana.
Questa aspirazione alla superiorità non va intesa come mera ambizione alla supremazia sugli altri, bensì come una spinta alla realizzazione del sé creativo, come un tentativo di attribuire un senso alla propria vita. 
Tali obbiettivi sono perseguiti in modo assolutamente personale, poiché ognuno vive secondo uno stile di vita unico e irripetibile, secondo la propria storia personale, l’educazione ricevuta, l’ambiente in cui è cresciuto.

ANTROPOLOGIA: LA RIVOLUZIONE AGRICOLA

UNA FORMA RADICALMENTE DIVERSA DI SOCIETÀ 

Solo verso l’ultima parte della sua vita l’Homo Sapiens ha compiuto la “rivoluzione agricola”. La rivoluzione agricola consiste nel passaggio dalla caccia-raccolta alla coltivazione di legumi, cereali e altri vegetali. Fu un passaggio decisivo nella storia dell’umanità, che si produsse in alcune regioni del pianeta e in epoche diverse. Fino ad allora l’umanità era rimasta legata a modelli di vita basati sulle forme di adattamento sviluppate nelle decine e centinaia di migliaia d’anni precedenti: la caccia-raccolta e la pesca.

sabato 19 ottobre 2019

SOCIOLOGIA: L'ISTITUZIONALIZZAZIONE: QUANDO L'AZIONE (O RELAZIONE) SI OGGETTIVA

LA SVOLTA DELL'ISTITUZIONALIZZAZIONE 

In base a quanto abbiamo visto finora, possiamo affermare che l'agire umano, e di conseguenza le relazioni sociali, tendono a ripetersi secondo schemi sempre uguali, attraverso comportamenti abituali e standardizzati. Molte volte, inoltre, una relazione sociale, irrigidendosi, istituisce dei comportamenti-tipo che non solo vengono ripetuti sempre uguali, ma sono anche considerati validi in se stessi indipendentemente da chi li compie e per il fatto stesso di riprodurre in modo regolare alcuni specifici aspetti della vita sociale. Il processo di istituzionalizzazione sta alla base di tutte le posizioni sociali stabili che incontriamo quotidianamente nella nostra società.


SOCIOLOGIA

LA RIPETIZIONE

All'origine dell'isituzionalizzazione vi è quella caratteristica particolare di tutto l'agire umano per cui esso è consuetudinario. Siamo esseri molto abitudinari: tendiamo a ripeterla negli stessi modi. Probabilmente il motivo della ripetizione risiede nella dinamica, di alcuni sforzi che richiede. Sapere in anticipo come comportarsi in una certa situazione ci risparmia la fatica di vagliare ogni volta tutti i comportamenti possibili per scegliere quello apparentemente più opportuno. In questa maniera molte azioni diventano possibili con un basso livello di attenzione, dunque con un notevole risparmio di energie psicofisiche. La ripetizione è una sorta di surrogato del corredo di istinti che l'uomo non possiede. Essa è parte di quella "seconda natura" che l'essere umano deve costituire intorno a sé per sopravvivere. Senza i vantaggi della consuetudinarietà, la vita sarebbe estremamente complessa e faticosa.

LA TIPIZZAZIONE

Il fatto che l'uomo compia normalmente azioni consuetudinarie, di per sé, a dar vita all'istituzionalizzazione. In aggiunta è infatti necessario che le azioni abitudinarie avvengano nel contesto di una relazione sociale, e che nella relazione sociale sociale esse siano riconosciute come tali, cioè come azioni abitudinarie. Ciò che accade è allora la tipizzazione delle azioni: ciascuna di esse non è più solo una consuetudine di quella particolare persona che è abituata a compierla, ma diviene un "tipo" di azione riproducibile, in quanto chiunque altro potrebbe compierla. Gli altri riconoscono in quell'azione non l'espressione di una personalità individuale, ma un modo di comportarsi che loro stessi potrebbero fare proprio, un modello a disposizione di tutti. Con la tipizzazione avviene un salto di qualità rispetto alla ripetizione. La ripetizione è una cristallizzazione di un certo comportamento di un individuo nel tempo; la tipizzazione è la cristallizzazione del comportamento per tanti individui: l'azione si svincola dalle scelte di una singola  persona e finisce per standardizzarsi per una certa collettività.

SOCIOLOGIA: L'IRRIGIDIMENTO DELLE RELAZIONI SOCIALI: RIPETIZIONE E TIPIZZAZIONE

IL PROGRESSIVO CRISTALLIZZARSI DELLE RELAZIONI

La tendenza a cristallizzarsi e a ripetersi secondo schemi sempre uguali o simili, è una delle caratteristiche peculiari delle relazioni sociali. Le relazioni sociali hanno la tendenza intrinseca a irrigidirsi. Il progressivo irrigidimento delle relazioni sociali si chiama processo di istituzionalizzazione e prende questo nome perché è il processo che sta alla base della formazione delle strutture sociali stabili, dette istituzioni. Esso si basa su due fenomeni: ripetizioni e tipizzazioni.

sabato 12 ottobre 2019

ANTROPOLOGIA: GENI, LINGUE E CULTURE

UNA GRANDE VARIETÀ DI ASPETTI, LINGUE E CULTURE

La varietà che caratterizza l'umanità attuale resta assai grande. Questa varietà si  presenta a vari livelli:

  • il piano fisico: statura, colore capelli, occhi e pelle, i tratti del volto;
  • livello linguistico: varietà umana si esprime in 5.000 lingue diverse parlate oggi nel giorno nel mondo e in un numero infinitamente superiore di lingue locali dette "dialetti"; 
  • il piano culturale: grande varietà di comportamenti e di idee, e questa varietà  riguarda tutti quelli che condividono gli stessi modelli culturali. 
Verso la metà del XVIII secolo, Georges Leclerc de Buffon, stabilì che i gruppi umani fanno tutti parte della stessa specie. Nella seconda metà dell'Ottocento gli antropologi dimostrano che tutti i gruppi umani sono in grado di creare cultura, mentre allo stesso tempo i linguisti conclusero che le lingue parlate dalle diverse popolazioni del pianeta possiedono, al di là delle enormi differenze, strutture interne ugualmente complesse.

domenica 6 ottobre 2019

SOCIOLOGIA: INTERAZIONE E RELAZIONE SOCIALE

L'INTERAZIONE

Posto che l'azione sociale è quel comportamento umano che avviene in riferimento reale o presunto ad altri individui, è naturale che essa sia di norma l'origine di un'interazione, cioè di un sistema di azioni e reazioni reciproche tra due o più individui. L'intera società è fatta di interazioni tra individui, gruppi, organizzazioni.
L'interazione può essere talmente fugace da divenire impercettibile.
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LA RELAZIONE

Quando l'interazione si ripete o si prolunga nel tempo, essa comincia a "produrre" un certo contenuto stabile e tra gli individui coinvolti si forma una specie di legame, una relazione tale per cui il comportamento dell'uno tiene fin dal principio conto del comportamento atteso dall'altro.
Il nostro modo di comportarci non è più libero e casuale
, ma sottostà a delle attese: mi attendo che l'altro mi saluti, se non lo facesse penserei che c'è qualcosa che non va.
Secondo l'esempio di Max Weber definiamo il rapporto tra due o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni "relazione sociale". Attraverso le interazioni le relazioni sociali si formano, si riproducono e mutano nel tempo.

SOCIOLOGIA: L'AZIONE SOCIALE

AZIONE E OMISSIONE

Max Weber definiva agire sociale l'insieme dei comportamenti dell'uomo che si riferiscono ad altre persone e azione sociale ogni singolo comportamento.
E' importante tener presente che un'azione sociale non è solo un "fare", un'iniziativa attiva: anche il "tralasciare", cioè omettere di fare qualcosa costituisce un'azione sociale.
Se per esempio viaggiamo sull'autobus senza biglietto, anche se nessuno lo scopre compiamo un'azione sociale, poiché essa ha delle conseguenze sul comportamento altrui.
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AZIONE E REAZIONE

Un'azione sociale è quel comportamento che forse non sortisce alcun effetto sulla società, ma che l'individuo compie credendo, anche inconsciamente, di suscitare determinate reazioni, effetti o risultati su altri individui.
Infine, è un'azione sociale quel comportamento individuale che è a sua volta una reazione a ciò che riteniamo sia l'agire sociale prevalente, anche quando si tratta soltanto di una nostra fantasia.
Per azione sociale si intende il singolo comportamento di un uomo, sia di azione sia di omissione, nella misura in cui esso, nelle intenzioni o negli effetti attesi, si riferisce all'azione di altri uomini.

SOCIOLOGIA: IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE

LA VITA SOCIALE DEGLI INDIVIDUI

Ai sociologi interessa sì indagare l'individuo, ma non l'individuo sotto ogni suo aspetto: per esempio non è rilevante dal punto di vista sociologico sapere come funziona il suo apparato digerente, ne interessa sapere che cosa ha sognato l'altra notte.
Di tutto ciò che compone la vita di un individuo, solo quanto riguarda direttamente il suo rapporto con le altre persone interessa la sociologia.


LE STRUTTURE DELLA SOCIETÀ

La società non è un caos indistinto di individui che interagiscono tra loro, ma un organismo strutturato, composto di una moltitudine di forme intermedie di aggregazione. La famiglia, l'azienda dei trasporti pubblici, il gruppo di coetanei, la scuola sono tutte strutture della società che determinano, favoriscono e condizionano i nostri rapporti.
La società, dunque, è sempre articolata in gruppi e organizzazioni. I gruppi e le organizzazioni sono innumerevoli e di ogni genere e tipo. Perciò uno dei primi compiti della sociologia è studiare il carattere strutturato della società in tutte le sue articolazioni.

LO SVILUPPO DELLA VITA PSICHICA:PROCESSO PRIMARIO E SECONDARIO

DUE PROCESSI, DUE PRINCIPI

Freud distingue la vita psichica tra processo primario e processo secondario.
Il processo primario riguarda l'attività psichica dominata dall'inconscio, sostanzialmente tendente alla soddisfazione immediata dei desideri. Il neonato risponde a quello che Freud chiama principio di piacere, desidera soddisfare le sue pulsioni in maniera immediata.
Il processo secondario, l'attività psichica dell'Io inibisce le spinte istintuali e dilaziona la soddisfazione del desiderio: l'Io si adatta alla realtà, posticipando il desiderio e in alcuni casi anche rinunciandoci. Il bambino si adegua a un principio di realtà, si rende conto che è impossibile la soddisfazione immediata delle pulsioni. Impara a tener conto della realtà e delle sue esigenze, diventando capace di rinunciare a tendenze non compatibili con essa.
A fondamento del processo primario e del processo secondario della vita psichica stanno dunque il principio di piacere e il principio di realtà.

PSICOLOGIA

LA PSICOANALISI COME CONCEZIONE ANTROPOLOGICA

La teoria psicoanalitica è un modello complesso nel quale ritroviamo diverse proprietà. Freud stesso ha coniato il termine psicoanalisi per indicare:

-un procedimento per l'indagine di processi mentali, ovvero un metodo di
ricerca per conoscere il funzionamento dei processi mentali
- un metodo terapeutico per la cura delle nevrosi
- una disciplina scientifica, ovvero un insieme di teorie psicologiche

La psicoanalisi costituisce quindi un modello teorico che propone una visione dell'uomo specifica e articolata, una concezione antropologica nella quale vengono sviluppati temi quali l'origine dell'Io, il rapporto tra individuo, società, cultura, il rapporto con la religione, con l'arte.



IL RUOLO DELLE PULSIONI E DELL'INCONSCIO


L'importante contributo di Freud è stato quello di evidenziare che lo sviluppo dell'uomo è determinato da pulsioni e da elementi inconsci, che influenzano comportamenti, pensieri, sentimenti.
Lo psicoanalista austriaco individua delle fasi di sviluppo comuni a tutti gli esseri umani; tuttavia ogni individuo attraversa questi stadi in modo diverso e personale.
L'inconscio è una forza impersonale che dà origine a motivazioni e comportamenti, le cui radici sono da ricercare nell'infanzia.

PSICOLOGIA: SVILUPPO E PSICOANALISI

IL VALORE DELLA TEORIA FREUDIANA

Nel corso del Novecento la teoria psicoanalitica di Sigmund Freud è stata messa in discussione da più parti, alcuni aspetti sono stati superati e lo stesso metodo terapeutico è stato rivisto e modificato: oggi la psicoanalisi non occupa più il posto di rilievo che l'ha vista protagonista per molti decenni.
Secondo lo storico Zaretsky, la psicoanalisi rappresenta la prima grande teoria e pratica della vita personale, e si è sviluppata in un contesto storico che ne ha favorito lo sviluppo.

DALL'IDENTITÀ FAMILIARE ALL'INCONSCIO INDIVIDUALE

I cambiamenti dovuti ai processi di industrializzazione e urbanizzazione hanno modificato il senso di identità dell'individuo. Lo sviluppo del capitalismo industriale, con la separazione tra ambiente di lavoro e ambiente familiare, permise alla famiglia di organizzarsi in modo nuovo e agli individui di immaginare per se identità extra-familiari.
L'idea di un inconscio individuale elaborato da Freud rifletteva i cambiamenti in atto sul piano economico-sociale. La teoria freudiana mette l'accento sulla particolarità di ogni esperienza umana per i singoli individui, sull'elaborazione assolutamente personale dei vissuti, sulle dinamiche inconsce che influenzano lo sviluppo, le scelte e i comportamenti.

PEDAGOGIA

I BARNABITI
I barnabiti, di origine milanese, rappresentarono per qualche tempo una piccola congregazione dedita alla predicazione della Parola di Dio e alle missioni popolari evangelizzatorie.
Nel 1666 anche i barnabiti elaborarono una loro Ratio: le scuole aperte nel XVIII avevano come scopo l'attenzione alla concretezza e alle innovazioni e  agli sviluppi tecnico-scientifici, con un categorico rifiuto delle punizioni corporali. Questa scuola era dunque molto attenta allo spirito del tempo e all'adattamento a quest'ultimo.
Anche i barnabiti si occupavano dell'educazione dei ceti medi e medio-alti. 

PEDAGOGIA

GLI SCOLOPI
Gli scolopi si aprirono all'insegnamento dei ceti più alti: a Roma nel 1630 fu istituito il Collegio Nazareno. Il collegio originariamente accoglieva 12 alunni di grande ingegno, solo i più intelligenti potevano rimanere insomma, e contava solo il loro merito e il loro andamento scolastico.
Presto venne aperto agli allievi a pagamento e nel XVIII secolo il Collegio divenne simile a quello dei gesuiti e per il duo buon funzionamento venne adottata la Ratio Studiorum. 

PEDAGOGIA: ALTRE RATIONES

 I SOMASCHI 

Le direttive indicate nella Ratio Studiorum, furono talmente efficaci da essere utilizzate anche in altri ordini.
Il primo ordine che utilizzò la Ratio, fu quello dei somaschi, fondati con l'iniziale scopo di provvedere all'istruzione di bambini orfani e povero. Il fondatore fu Girolamo Miani.
In seguito i somaschi fondarono collegi-convitti nelle città più piccole, per rispondere alle esigenze della media borghesia locale, che cominciava a riconoscere negli studi e nella cultura uno strumento necessario alla propria affermazione economica e sociale.

I GESUITI: LA NASCITA DELL'ORDINE

NUOVI ORDINI RELIGIOSI

Durante i decenni della Riforma cattolica sorsero nuovi ordini religiosi, orientati principalmente all'educazione: barnabiti, somaschi, la Compagnia di Gesù, i padri scolopi e più tardi i Fratelli delle scuole cristiane. Non tutti i nuovi ordini originariamente erano votati all'educazione e all'istruzione, ma vi si adeguarono rapidamente, perché raccolsero una domanda che sorgeva dalla società.

UNA CONGREGAZIONE VOTATA ALL'INSEGNAMENTO

La vicenda della Compagnia di Gesù fu molto particolare ed emblematica, fu quasi il simbolo delle Chiesa postridentina: congregazione insegnante per eccellenza, fondata inizialmente per fini missionari, di assistenza e catechesi presso le popolazioni europee e i popoli extraeuropei. Lo scopo originario era quello di un'opera di "cattolicizzazione" del mondo, che prevedeva la riconquista a Roma delle aree passate al protestantesimo e la conversazione dei popoli non cristiani: eretici, scismatici, musulmani.
Caratteristiche peculiari degli aderenti alla Compagnia erano la mobilità e la profonda cultura. Per prendere i voti occorreva aver studiato filosofia, teologia e un terzo ramo del sapere e avere una piena maturità di carattere, formata attraverso un lungo e complesso tirocinio di preghiera, riflessione e impegno personale.

sabato 5 ottobre 2019

PEDAGOGIA: RIFORMA PROTESTANTE E RIFORMA CATTOLICA

UNA SOCIETÀ PROFONDAMENTE RELIGIOSA

Nel Quattrocento avevano posto l'uomo al centro della riflessione e dell'attenzione, nonostante ciò la società restava comunque profondamente religiosa. Le incertezze e le inquietudini degli intellettuali non erano penetrate nel popolo, che piuttosto manifestava la sua fede con una devozione semplice. I mercanti ricchi sul punto di morte si pentivano di aver accumulato tutte quelle ricchezze, per questo motivo fecero dei lasciti ai poveri. Sandro Botticelli si fece convincere dal frate domenicano Girolamo Savonarola ad abbandonare i miti pagani, a cui aveva dedicato molte opere. Per integrarsi con la cultura religiosa bastò recuperare i canoni classici dell'arte. La Riforma cattolica iniziò prima dello scisma di Lutero. Bisognava combattere l'ignoranza religiosa, il male morale, l'incertezza dottrinale.
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IL CONCILIO DI TRENTO

Il concilio d Trento fu convocato nel 1545 poiché la spaccatura interna alla cristianità si era ormai consumata. Il concilio si concluse con l'approvazione di una serie di decreti dogmatici e disciplinari, che riaffermarono la verità della fede cattolica, ristabilendo la saldezza della dottrina. Il concilio di Trento affermò che la sola fede non salva l'essere umano, ma occorre anche operare bene nel mondo. L'essere umano coopera alla grazia.
La Chiesa, depositaria del magistero di Cristo, ha il dovere di insegnare e avviare al bene tutti gli esseri umani.

ANTROPOLOGIA

1.Quali sono i tre tipi di matrimonio ordinariamente riconosciuti? I matrimoni possono essere di tipo monogamico, poliginico e polindrico. ...